Cos’è la “distanza sociale” e come impatta sulla nostra comunicazione
In questi giorni si parla molto di “distanziamento sociale“, eppure si tratta di un concetto che l’antropologia e la psicologia studiano da tempo.
Già nel 1963 Edward Hall, nei suoi studi sulla prossemica, aveva individuato quattro “zone” interpersonali:
1. Distanza intima (0-45 cm.);
2. Distanza personale (45–120 cm., interazione tra amici);
3. Distanza sociale (1,2-3,5 m., comunicazione tra conoscenti);
4. Distanza pubblica (oltre i 3,5 m., per le relazioni in pubblico).
Nel Public Speaking parliamo di “distanza pubblica”, poiché il pubblico è solitamente distante più di 3,5 metri da noi. Tuttavia sono note diverse situazioni di Public Speaking (ad esempio gli speech in sala riunioni), in cui in passato anche il Public Speaking è comunemente rientrato nella classificazione di “distanza sociale”.
Cosa sta cambiando in questi mesi?
Stiamo assistendo a uno spostamento in avanti delle distanze minime: quella intima e personale deve superare necessariamente il metro, con la conseguente necessità di riadattare i nostri modi consolidati di relazionarci con gli altri, imponendoci di modulare diversamente la voce e il linguaggio non verbale.
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