Parlare in pubblico come se stessimo parlando agli alieni
Quando parliamo in pubblico dobbiamo pensare di parlare agli alieni.
No, non sono pazzo: se pensiamo di dover parlare a degli alieni, siamo costretti a farci capire.
Nel 1972 sulla sonda spaziale Pioneer 10 venne installata una placca (vedi immagine), nell’eventualità che prima o poi venisse intercettata dagli extraterrestri.
Vennero incise le sagome di un uomo e una donna, una mappa stellare, e la traiettoria della stessa sonda nel Sistema Solare, rappresentata con una freccia (che ho evidenziato in rosso nell’immagine).
Ebbene: come può una civiltà aliena capire il significato di una freccia, che è un manufatto dell’antichità di cui solo noi conosciamo il valore metaforico-simbolico?
Che possibilità c’è che degli ipotetici alieni possano cogliere che la punta rappresenta il suo senso di marcia, soltanto guardando un’immagine?
Nessuna, ovviamente.
Nonostante un grande lavoro, e tante persone impegnate nel proposito di “pensare come un alieno”, siamo insomma ricaduti in un sottinteso.
Di conseguenza: quando facciamo un discorso in pubblico, pensare di parlare agli alieni non ci salverà dai sottintesi.
Tuttavia ci farà fare uno sforzo nella direzione giusta: pensare che dall’altra parte nulla è per forza scontato, e che tutto va spiegato. Anche il significato di una freccia.
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