Ecco cosa non torna nel video di Jorit con Putin
Lo street-artist italiano Jorit al Forum della Gioventù di Sochi, in Russia, chiede un selfie al presidente russo Vladimir Putin. Eppure in questa sequenza c’è un dettaglio che è sfuggito a tutti.
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Volevo chiederle un favore se è possibile, fare una foto da mostrare in Italia, una foto con lei, per mostrare in Italia che lei è umano come tutti.
Attenzione, perché qui Jorit fa un’operazione retorica che va sotto il nome di fallacia di equivocazione. Umano infatti è un aggettivo polisemico, cioè dotato di più significati. “Umano” nel senso di etico e rispettoso, e “umano” dal punto di vista fisico/biologico.
Infatti è proprio in questa accezione che lo interpreta Vladimir Putin:
Naturalmente, spero non mi darai un pizzicotto per assicurarti che io sia reale.
Ed è qui che si verifica la fallacia di equivocazione, quando si utilizza una parola con più significati e se ne fa derivare la conclusione soltanto da uno di essi.
La propaganda che stiamo diffondendo in giro non è vera. Noi siamo tutti umani.
Seconda fallacia che deriva dalla prima: strawman fallacy, o argomentazione di paglia. Nessuno infatti in Occidente mette in dubbio la natura umana di Vladimir Putin, a meno che qualcuno non sostenga che si tratti di un alieno. Jorit, con questo passaggio, confuta una argomentazione specifica che in realtà ha formulato soltanto lui in prima persona.
Terza e ultima fallacia logica: post hoc, ergo propter hoc, ovvero “dopo questo, quindi a causa di questo”. Il fatto che Vladimir Putin si sia effettivamente prestato alla foto con Jorit non è necessariamente compatibile con l’accezione etica della parola “umano”.
Chiunque può fare una foto con chiunque altro, e questo non toglierebbe valore logico all’ipotesi che quella seconda persona possa comportarsi in maniera inacettabile in altri contesti.
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Dott. Patrick Facciolo
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