A cosa serve la dizione?
Cari amici di Parlarealmicrofono.it,
capita di essere alle prese con il primo provino da speaker, cantante, attore o annunciatore radio-televisivo, e di ritrovarsi col dubbio di approfondire o meno i temi della dizione corretta. Anzitutto possiamo dare un primo spunto affermando che la dizione italiana corretta denota l’amore e la passione per la nostra lingua, e che probabilmente meriterebbe un po’ di attenzione in più a prescindere, considerato che la distinzione scritta tra vocali aperte e chiuse la utilizziamo solo per pochissime parole.
Messa da parte questa premessa, sono molte le persone che cercano di dare una risposta a una domanda tanto breve quanto complessa, ovvero: a cosa serve la dizione? Probabilmente non c’è ancora una risposta che riesca ad accontentare tutti senza che qualcuno storca il naso. Questo probabilmente accade perché in molti trovano la propria personale inflessione come un tratto distintivo e caratteristico, e in alcuni contesti di comunicazione si tratta di un’idea dotata di un suo senso.
La conduzione radiofonica, ad esempio – specie quando è proiettata su format radiofonici cosiddetti “generalisti” – non pretende l’utilizzo della dizione corretta a tutti i costi, dato che la personalità radiofonica dello speaker prevale sulla dimensione tecnica della lettura.
Lo speakeraggio inteso invece nella sua accezione di “fuori campo” (voice over, doppiaggio pubblicitario, etc.) pretende una maggiore attenzione alla dizione, tanto che molto spesso negli studi di registrazione non manca un esemplare del DOP, il Dizionario d’Ortografia e Pronunzia di cui già ci siamo occupati alcuni giorni fa con un’interessante recensione.
Image: ponsulak / FreeDigitalPhotos.net
Grande attenzione e cura per i temi della dizione vengono riservati anche nell’ambito del doppiaggio e della recitazione, che pretendono un utilizzo della lingua italiana preciso e puntuale, in grado di essere colto trasversalmente e senza la percezione di particolari inflessioni su tutto il territorio nazionale.
Facendo una sintesi, possiamo dire che la dizione serve a intercettare l’intera platea potenzialmente al nostro ascolto senza che essa percepisca la nostra provenienza, e allo stesso tempo funge da codice di riconoscimento tra gli addetti ai lavori.
Image: Karl Binder / FreeDigitalPhotos.net
Concludendo, si potrebbe stravolgere il titolo di questo post affermando che la dizione non “serve” a qualcosa, ma “serve” qualcuno: ne facciamo uso per rendere più efficace il nostro messaggio ed evitare di escludere quote di pubblico altrimenti lontane da noi, la usiamo perché siamo appassionati della nostra lingua, ma anche per accedere a quel codice di riconoscimento che contribuisce a renderci dei professionisti della comunicazione.
Uno strumento che non è indispensabile, certo, ma che in tempi di disaffezione dall’ortografia, dalla grammatica, e più in generale dall’italiano corretto, può fare decisamente la differenza.
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Dott. Patrick Facciolo
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