Problem solver in azienda: chi è, cosa fa, come si diventa
Oggi parliamo di una figura professionale che sta prendendo piede in diverse aziende, e che rappresenta una nuova frontiera in un periodo in cui le difficoltà economiche impongono a tutte le imprese di razionalizzare i costi e le risorse: stiamo parlando del problem solver.
Cosa significa problem solving?
Letteralmente, problem solving significa soluzione di problemi: un problem solver è quindi un professionista che si caratterizza per una spiccata capacità di trovare soluzioni a problemi più o meno complessi, in diversi ambiti e situazioni. Un processo che si articola in diverse fasi, con l’obiettivo di individuare nel minor tempo possibile la strada corretta per eliminare gli intoppi che troviamo sul nostro cammino.
Le fasi del problem solving
Nella maggior parte dei casi, parlare di problem solving significa in realtà ricorrere alla figura retorica della sineddoche. Il problem solving, infatti, è solo una fase di un procedimento più complesso, che si articola in diversi momenti. I primi due sono il “problem finding” e il “problem setting”, ossia il rendersi conto del problema e la definizione precisa dello stesso. Successivamente, si passa al problem solving vero e proprio, il che significa rispondere alle domande che il problema ci pone; questa fase ci porta poi a quella immediatamente successiva, quella del cosiddetto “decision making”, ossia la decisione delle modalità con cui agire. Infine, il “decision taking” rappresenta la parte finale del procedimento, quella in cui si passa all’azione.
Un plus per il problem solver: il pensiero laterale
Una delle abilità che un buon problem solver deve avere è rappresentata dalla capacità di guardare ai problemi secondo il metodo del pensiero laterale. Questa tecnica di approccio alle situazioni complesse, di cui abbiamo avuto modo di parlare in uno degli scorsi post, consiste nel porsi di fronte a un problema da diversi punti di vista e nel non fossilizzarsi dunque nell’analisi di una sola possibile soluzione. Una capacità, questa, particolarmente importante per un problem solver professionista, che sarà in grado di ampliare il raggio d’azione della sua attività volta a rintracciare la miglior soluzione possibile al problema in questione.
Il problem solver è anche un bravo Public Speaker?
Un problem solver non dev’essere necessariamente abile a parlare in pubblico. Tuttavia, come insegno nei miei corsi online di Public Speaking, può essere vero il contrario: ovvero un bravo parlatore in pubblico può essere anche un abile problem solver. Sviluppare buone capacità comunicative implica infatti la necessità di imparare ad ascoltare attivamente l’altro, saper rispondere a domande e aspettative di chi ci ascolta, saper organizzare le sequenze di svolgimento di uno speech (un discorso) e i momenti di dialogo con l’uditorio (l’audience). Per questo motivo, chi è allenato a parlare in pubblico, potrebbe anche essere più in generale un bravo risolutore pratico di problemi.
La formazione del problem solver
Non esiste, come per la gran parte delle cosiddette “nuove professioni”, un corso di laurea o una scuola superiore che sia specificamente dedicata al problem solving. A livello generale, tuttavia, possono essere indicati corsi universitari che possano stimolare il raggiungimento di una forma mentis orientata all’individuazione e alla risoluzione di problemi. Diversa è la situazione per quanto riguarda i corsi di specializzazione: ce ne sono ormai diversi in tutta Italia, a conferma della richiesta sempre maggiore da parte delle aziende di figure professionali con capacità strategiche e orientate al problem solving.
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