Draghi o Berlusconi: chi racconta meglio le barzellette?
Ieri Mario Draghi per la prima volta ha raccontato una barzelletta in pubblico. Per questo ho voluto realizzare un video che comparasse la sua tecnica di comunicazione con quella di un ex premier che ha fatto delle barzellette una delle sue caratteristiche comunicative: Silvio Berlusconi.
Ho analizzato e comparato la sua comunicazione paraverbale e non verbale con quella di Draghi.
La barzelletta di Mario Draghi
Iniziamo questa analisi dalla barzelletta che ha raccontato Mario Draghi.
<<Mi viene sempre in mente la storia di uno che sta aspettando un trapianto di cuore e gli dicono: “Guardi, abbiamo qui due cuori, che sono uno di un giovane di 25 anni e poi quello di un banchiere centrale di 86. Lei cosa sceglie?”>>
Vorrei condividere con voi un paio di considerazioni tecniche in merito a questo estratto. Innanzitutto, se osserviamo la gestualità, vediamo che Mario Draghi mantiene le mani sul foglio, evitando in questo modo gesti che aiuterebbero molto l’esposizione, gesti che ricalchino e richiamino le parole che dice.
Traspare poi una certa difficoltà nell’uso del paraverbale, della voce. Possiamo infatti notare un’espirazione molto rumorosa alla fine di singole porzioni di frasi, e un tono di voce che non è quello tipico della barzelletta, con un intervallo di note piuttosto ristretto. Inoltre manca il codice non verbale tipico della barzelletta, il sorriso è quasi totalmente assente.
<<Lei cosa sceglie?>>
<<Il secondo, quello del banchiere centrale>>
<<Ma come, scusi?>>
<<Eh, perché non è mai stato usato>>.
La barzelletta di Silvio Berlusconi
Continuiamo la nostra analisi passando a una vecchia barzelletta di Silvio Berlusconi, che vede protagonista un contadino a cui Berlusconi suggerisce degli utensili per migliorare la resa dei suoi campi.
<<Se lei avesse una falce tagliente non solo da una parte ma anche dall’altra, lei potrebbe con il gesto di ritorno falciare dell’altro grano. Il contadino finisce il campo in metà del tempo e torna a casa alle 14 invece che alle 18. E ha la brutta sorpresa di trovare la propria moglie a letto. Con chi?>>
Dalla platea: <<Con Berlusconi!>>
Berlusconi: <<Cosa? Non lo ripeta più, eh! Era a letto con un sindacalista della CGIL che abitava lì di fianco>>.
Possiamo osservare due aspetti interessanti in questo passaggio. La barzelletta non è ancora finita e Berlusconi improvvisa rivolgendosi alla platea e commentando la risposta di una persona del pubblico.
Un altro elemento importante è l’utilizzo del gesto deittico. Berlusconi infatti, attraverso i gesti, indica e rafforza il significato specifico delle parole, modulando la voce con un intervallo di note più ampio rispetto a quello di Mario Draghi.
La barzelletta continua poi con la reazione della moglie del contadino:
<<Ti prego, tu tornavi tardi, tornavi stanco, adesso arrivi prima, avremo modo di ritrovarci. Guarda, telefono al Presidente>>
<<No! Tu non telefonare al Presidente, perché se quello là sa che io ho anche le corna, chissà con le corna che cosa mi fa fare>>.
Un confronto tra le due modalità: chi utilizza la tecnica di comunicazione migliore?
Che la barzelletta ci piaccia o meno, da un punto di vista strettamente tecnico non c’è paragone tra le due modalità. Da una parte, infatti, abbiamo un uso molto consapevole della gestualità, con gesti ampi che dimostrano la padronanza dello spazio e gesti di dominanza: la pacca sulla spalla nei confronti dell’interlocutore, il fatto di alzarsi dalla sedia.
Tutti elementi che mettono in luce una consapevolezza e una capacità di gestione del linguaggio non verbale di Silvio Berlusconi estremamente superiore rispetto a quella di Mario Draghi, che invece utilizza pochissimo il non verbale.
Infine, come abbiamo visto, la modulazione della voce da parte di Draghi è rimasta piuttosto carente, evidenziando una notevole differenza anche per quanto riguarda la comunicazione paraverbale.
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