La teoria dei sei gradi di separazione: ecco perché tutto il mondo è paese, anche su internet
Cari amici di Parlarealmicrofono.it,
molto spesso capita, nei contesti più diversi, di sentire parlare della teoria dei “sei gradi di separazione”. Ma di cosa si tratta nello specifico? Quali sono i capisaldi di questa teoria e chi è stato il suo inventore? E come applicare studi di questo genere al mondo dei social media come Facebook?
Le origini della teoria
Secondo l’ipotesi dei sei gradi di separazione, ognuno di noi può essere collegato a qualunque altra persona al mondo attraverso una catena di conoscenze non più ampia di cinque individui. La prima formulazione della teoria non ha in realtà origine scientifica o statistica, ma si ritrova piuttosto in un racconto, intitolato Catene, scritto nel 1929 dall’autore ungherese Frigyes Karinthy. Nel racconto, si riflette su come «la rapidità con cui si diffondono le notizie e l’utilizzo di mezzi di trasporto sempre più veloci abbia reso il mondo più piccolo rispetto al passato». I protagonisti del racconto provano quindi a capire quante conoscenze sarebbero loro necessarie per entrare in contatto prima con il premio Nobel Selma Lagerlöf, poi con un metalmeccanico della Ford e successivamente ancora con altri individui. Il risultato che emerge da questo esperimento è che non sono mai necessari più di cinque anelli di una catena per raggiungere la persona ricercata.
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L’esperimento di Milgram
A quasi quarant’anni di distanza dalla redazione di Catene, nel 1967 il sociologo americano Stanley Milgram mise in pratica un esperimento volto a dare una conferma scientifica alla teoria, da lui battezzata “teoria del mondo piccolo”. Milgram scelse alcuni cittadini americani del Midwest, e chiese loro di spedire un pacco a un abitante del Massachussets a loro del tutto estraneo. I partecipanti all’esperimento conoscevano il nome del destinatario e lo Stato dove viveva, ma non l’indirizzo. Fu quindi chiesto di inviare il pacco alla persona di loro conoscenza che ritenessero avere più probabilità di conoscere il destinatario. Questa persona avrebbe poi a sua volta eseguito lo stesso compito, fino ad arrivare a consegnare il pacco al destinatario. L’esperimento dimostrò che, per arrivare al destinatario finale, in tutti i casi ci vollero fra i cinque e i sette passaggi. La pubblicazione di questi risultati sulla rivista Psychology Today e l’eco che ne derivò portò alla nascita dell’espressione “sei gradi di separazione” come la conosciamo oggi e alla sua rapida diffusione.
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I sei gradi di separazione nella cultura popolare
Nonostante la comunità scientifica sia scettica riguardo l’effettiva portata della teoria, principalmente a causa del fatto che il numero di pacchi spediti nell’esperimento di Milgram fosse piuttosto ridotto e dunque probabilmente statisticamente insufficiente a dimostrare quanto sostenuto, il concetto dei sei gradi di separazione divenne in pochi anni molto noto nella cultura popolare. La diffusione della teoria fu senz’altro agevolata prima da uno spettacolo teatrale – intitolato proprio “Sei gradi di separazione” – firmato da John Guare che nel 1990 venne presentato a Broadway e, successivamente, dall’omonimo film uscito nel 1993 per la regia di Fred Schepisi e con protagonista Will Smith.
Facebook e i gradi di separazione oggi
Nell’autunno dello scorso anno, alcuni informatici dell’Università degli Studi di Milano insieme ad alcuni colleghi di Facebook, hanno messo a punto un esperimento per calcolare i gradi di separazione fra gli utenti del social network ideato da Mark Zuckerberg. Dall’algoritmo sviluppato, è emerso che in media i gradi di separazione su Facebook sono 3,74: una cifra molto inferiore rispetto a quanto emerso dagli esperimenti di Milgram. La portata dell’analisi è notevole soprattutto considerando la vastità del campione preso in esame: se infatti gli esperimenti condotti negli anni Sessanta non superavano il centinaio di coppie possibili, la ricerca elaborata su Facebook ne considera circa 65 miliardi, ossia il numero di rapporti di amicizia presenti sul social media al momento dell’esperimento.
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