Letta parla con Giorgia Meloni mettendosi la mano davanti alla bocca: analisi della comunicazione
Qualche giorno fa alcuni dei candidati alle prossime elezioni politiche si sono confrontati sul palco del Meeting di Rimini, l’evento organizzato da Comunione e Liberazione.
Che cosa ha detto Enrico Letta a Giorgia Meloni mettendosi la mano davanti alla bocca? Se ci concentriamo solo su questo, trascuriamo il suo errore di comunicazione.
Ne parlo in questo video in meno di 2 minuti.
Se analizziamo la scena in cui, poco prima dell’inizio del dibattito, Enrico Letta si rivolge a Giorgia Meloni coprendosi la bocca con la mano, possiamo individuare almeno tre problemi di comunicazione.
1. Il senso di esclusione del pubblico
Immaginate che a un certo punto, durante una cena a cui state partecipando, la persona che avete accanto metta la mano davanti alla bocca per parlare con qualcun altro. Come vi sentireste?
Ecco, questa è proprio una delle basi del Public Speaking, l’arte di parlare in pubblico: pensare a come si potrebbero sentire gli spettatori in funzione delle nostre azioni sul palco.
2. L’attenzione selettiva
Nel momento in cui Enrico Letta si mette la mano davanti alla bocca, la nostra attenzione viene richiamata proprio da quello specifico gesto. Per quale motivo? Perché si tratta di un gesto che interrompe il rituale di ribalta e di retroscena.
In quel contesto, infatti, Letta si trova in una condizione di ribalta, ma mette in atto un comportamento da retroscena, rivolgendosi a Giorgia Meloni in maniera confidenziale.
L’attenzione del pubblico si concentra quindi sul gesto, i giornali scrivono degli articoli in merito, e così si finisce per ottenere l’effetto opposto rispetto a quello che si vorrebbe.
3. Il problema ermeneutico
Coprendosi la bocca, infine, Enrico Letta impedisce al pubblico di decodificare le parole che sta dicendo a Giorgia Meloni, e in questo modo il rischio è che ciascuno spettatore dia una propria interpretazione di quello che potrebbe essere accaduto.
Così potremmo pensare che ci sia una certa complicità tra i due avversari politici, oppure qualcuno potrebbe addirittura formulare delle ipotesi sulle parole che si sono scambiati, scriverle su un giornale e alimentare delle immagini mentali, delle indiscrezioni.
E il risultato che otterremo, ancora una volta, sarà esattamente l’opposto di quello che ogni buon comunicatore dovrebbe desiderare per il proprio pubblico: la chiarezza esplicativa.
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