Le parole da evitare quando parliamo in pubblico
Concentriamo la nostra attenzione su alcuni errori che sarebbe meglio evitare quando facciamo Public Speaking. Partiamo dal presupposto che la parola, e il linguaggio che ne scaturisce, sono codici che gli individui apprendono per comunicare tra loro.
In linea generale, ognuno di noi ha appreso un codice e lo ha poi sviluppato grazie allo studio, alle esperienze, al lavoro: è un processo che non si arresta mai. Peraltro la tecnologia e i nuovi gerghi giovanili arricchiscono il linguaggio con una rapidità che non si era riscontrata negli anni passati. Ci sono, tuttavia, alcune espressioni e/o locuzioni che sarebbe meglio evitare o perché prive di significato o ridondanti.
Le formule da evitare
Un’abitudine comune che andrebbe il più possibile attenuata è il sovrabbondare degli avverbi: chiaramente, semplicemente, evidentemente, etc. L’utilizzo di questi avverbi può far sì che l’interlocutore avverta la ricerca affannosa di parole che mancano al nostro discorso. Anche le locuzioni “cioè“, “al limite“, “tipicamente“, “in sostanza” sarebbero da evitare: potrebbero mostrare la tendenza di colui che parla ad accettare passivamente espressioni dettate dalla moda del momento. Un vezzo sgradevole è quello di cominciare il proprio discorso con la parola “niente“, dato che l’utilizzo di questa parola equivale – ammesso che la si possa dotare di un significato compiuto, mentre spesso assume il semplice valore di “ponte” sonoro – a svalutare ciò che si sta per dire.
Un valido comunicatore deve dare la sensazione del tutto opposta, utilizzando un linguaggio il più diretto possibile. Da eliminare anche le frasi fatte usate per intendere l’opposto di quello che si dice “Non vorrei fare la figura dello sciocco, ma secondo me…”, oppure “Non vorrei fare la figura dello sprovveduto, ma…”. In quel momento, in effetti, miriamo a fare la figura opposta, mettendo però nelle mani di un interlocutore non proprio benevolo uno strumento per replicare sarcasticamente.
Andrebbero anche evitate le frasi quali “posso rubarle qualche minuto“: rubare può porre l’ascoltatore in un mood negativo e sminuire il valore di quello che si ha intenzione di trasmettere. Per una comunicazione efficace ideale sarebbe opportuno non abusare anche di formule quali: “soltanto“, “appena“, “non ti sembra che“, “non è molto importante” o termini che implicano svalutazione dell’interlocutore ( “ma dai….” o “starai scherzando” oppure giudizi di valore (“buono“, “cattivo “).
Può essere utile invece introdurre le parole assertive con un valore cooperativo “facciamo” “vediamo come possiamo risolvere questo problema“, oppure parole che dimostrano interesse “cosa ne pensi“, “secondo te“. In ogni caso, è bene tenere presente che l’obiettivo del comunicatore è il trasferimento di informazioni; dobbiamo fare attenzione a tutto ciò che contrasta con l’obiettivo comunicazione o che ne intralcia il raggiungimento.
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