Giorgia Meloni: “Siamo tutt’altro che mostri”. Ma se è così, perché dirlo?
In questo video torno a parlare di uso delle negazioni in comunicazione politica, analizzando il recente intervento video di Giorgia Meloni alla manifestazione del movimento Vox in Spagna, in cui ha dichiarato “Siamo tutt’altro che mostri”.
In particolare, ribadisco i concetti di valore d’immagine delle parole, dei referenti extralinguistici nell’uso del linguaggio, e dell’importanza delle immagini mentali.
Giorgia Meloni e l’utilizzo delle negazioni
Durante il suo intervento Giorgia Meloni afferma: “Siamo tutt’altro che mostri”. Ma se è davvero così, perché è necessario dirlo? Siamo alle solite: ormai da diversi anni vi parlo del ruolo e dei rischi delle negazioni in comunicazione politica. Si tratta di un tema che ho trattato spesso all’interno dei miei video.
Questa volta ci troviamo di fronte a un particolare tipo di negazione, dal momento che non viene utilizzato un “non”. In questo caso Giorgia Meloni, ricorrendo alla formula “Siamo tutt’altro che mostri”, mette in contrapposizione due parole: “tutt’altro” e “mostri”.
Ma qual è la differenza tra questi due termini? La differenza fondamentale sta nel loro valore d’immagine. L’espressione “tutt’altro”, infatti, non ha il cosiddetto referente extralinguistico. Si tratta di un concetto di filosofia del linguaggio di cui vi ho parlato diverse volte, e che potete trovare in diversi miei video.
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L’importanza dei referenti extralinguistici e delle immagini mentali
Se io dico “tutt’altro”, non mi immagino qualcosa di specifico dal punto di vista mentale. Non si attiva cioè un’immagine precisa nella mia mente. Eppure, se dicessi all’improvviso “pizza margherita”, ecco che tutti visualizzeremmo mentalmente una pizza margherita.
Questo accade perché le parole hanno valori d’immagine differenti tra loro. E nella frase pronunciata da Giorgia Meloni il valore d’immagine dei due termini utilizzati risulta nettamente sbilanciato.
Esistono numerosi studi in psicologia che ci dimostrano proprio questo. Ci dimostrano che le persone ricordano meglio le parole che hanno dei referenti extralinguistici specifici, determinati. Quelle cioè che si riferiscono a oggetti concreti della realtà. Per questo motivo, dal mio punto di vista, la scelta della parola “mostro” risulta particolarmente inefficace. Specie in un contesto in cui si vuole affermare il contrario.
Lo dimostra a maggior ragione il fatto che il termine “mostro” venga riportato numerose volte in rassegna stampa. Come in questo caso, oppure in questo. Eppure, era esattamente la parola che il comunicatore voleva allontanare da sé.
In conclusione, non basta sostituire un “non” per evitare una negazione. Piuttosto, quando si contrappongono due termini diversi, è necessario scegliere con attenzione parole che abbiano un particolare valore d’immagine. E fare in modo che non ce ne sia una enormemente più astratta dell’altra. Come è accaduto invece in questo caso.
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