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Il discorso di Michelle Obama alla convention dei democratici

Il discorso di Michelle Obama alla convention dei democratici

Si è conclusa da poche ore la prima serata della convention democratica per l’investitura ufficiale di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti d’America. È la prima volta nella storia che questo evento non si svolge in presenza di pubblico, per via delle limitazioni legate alla pandemia di coronavirus.

Come funziona la convention virtuale dei democratici?

Cominciamo da questo: come risolvere il problema del pubblico assente, e realizzare comunque una convention efficace? Facendo apparire all’interno tante, tante persone: attivisti, militanti, personaggi di rilievo, politici e persone comuni. Più persone vedo sullo schermo, meno mi sento solo, più persone vedo, più percepisco che sono davanti a un evento collettivo e sento di farne parte.

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Come comunica Kamala Harris, la candidata vicepresidente di Joe Biden

Come comunica Kamala Harris, la candidata vicepresidente di Joe Biden

Kamala Harris, 55 anni, avvocata, è stata scelta dal candidato democratico Joe Biden come sua vice, in vista delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del prossimo novembre.

Nei suoi discorsi in pubblico la Harris fa un ottimo uso del linguaggio paraverbale (voce) e delle pause: usa spesso un tono grave e presente, raramente alza la voce, più spesso sorride.

Si prende gli spazi che possono servire per riprendere fiato e trovare le parole, senza pregiudicare il ritmo del discorso. Lasciando spazio e tempo al pubblico per apprezzare il discorso nelle sue sfumature.

Ma soprattutto mi colpisce come usa lo sguardo: con gli occhi, la Harris non dimentica nessuno. E questo, per un politico, può essere una metafora del proprio messaggio. Un po’ come dire: “Nessuno è escluso dalle mie parole”.

Si volta verso destra e verso sinistra, cerca di guardare tutti, ovunque si trovino attorno a lei.

Kamala Harris quando parla in pubblico mi appare “dentro” lo speech, dentro il discorso: non lo legge, ma “sta” nella relazione con chi la ascolta. Spesso parla in mezzo al pubblico, si fa circondare da esso.

Ottime premesse, in vista dei confronti televisivi autunnali di cui sarà protagonista.

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Perché Obama non cita più Trump nei suoi discorsi

Perché Obama non cita più Trump nei suoi discorsi

Negli ultimi tempi Barack Obama non cita più Donald Trump nei suoi discorsi in pubblico. Anziché pronunciare il suo nome, se la prende genericamente con il “Governo federale”.

Qual è la motivazione? Perché certe volte i politici smettono di citare i loro avversari nei propri discorsi?

Per non alimentare continuamente negli ascoltatori l’immagine mentale dell’avversario. Se dico il nome di Trump lo evoco direttamente, e il mio ascoltatore ne immagina la faccia. Dandogli più notorietà ogni volta che lo nomino.

Un tentativo che aveva fatto, a modo suo, anche Walter Veltroni nel 2008.

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Parole che non si capiscono: il “cruscotto informativo”

Parole che non si capiscono: il “cruscotto informativo”

Anche questa settimana la politica ci regala parole che non si capiscono. Questa volta è il turno del “cruscotto informativo“, proposto dal Ministero dell’Istruzione in vista della riapertura delle scuole.

Leggo sul Messaggero: “Nella nuova bozza scuola si prevede l’utilizzo di un cruscotto informativo che segnalerà le criticità nelle aule, e ci sarà un coordinamento in cabina di regia Covid con le Regioni“.

Ma che cosa sarebbe, di grazia, un “cruscotto informativo”?

Secondo Treccani, un cruscotto è:

Nei veicoli a trazione animale, riparo di cuoio posto presso il parafango per riparare il cocchiere dagli spruzzi. Nei veicoli a motore terrestri e aerei, e in alcuni tipi di natanti (motoscafi e simili), quadro o pannello in cui sono raccolti gli strumenti di controllo, ed eventuali organi di comando“.

Ora, se scegliamo di usare la parola cruscotto per comunicare significati diversi da questi, stiamo utilizzando una metafora. Non chiara.

Se fermassi un passante in mezzo alla strada e gli chiedessi: “Lo sa che il Ministero dell’Istruzione sta pensando a un cruscotto per l’apertura delle scuole?”, ecco, non mi stupirei se pensasse al contachilometri della sua macchina. E avrebbe pure ragione.

Basterebbe chiamare le cose con il loro nome, e sarebbe tutto più facile.

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