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Cari politici su TikTok, ma dove siete finiti?

Cari politici su TikTok, ma dove siete finiti?

Molti politici nelle scorse settimane hanno descritto il loro sbarco su TikTok come una grandissima novità di comunicazione.

Eppure, di alcuni di questi, dal giorno delle elezioni su TikTok non si hanno più notizie.

Ne parlo in questo video, analizzando in particolare i profili di Carlo Calenda, Giuseppe Conte, del Partito Democratico, di Matteo Salvini e di Silvio Berlusconi.

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Psicologia delle canzoni: perché alcune canzoni ci piacciono di più, altre di meno

Psicologia delle canzoni: perché alcune canzoni ci piacciono di più, altre di meno

Perché alcune canzoni ci piacciono più di altre?

Ne parlo in questo video di 120 secondi, portandovi l’esempio di due artisti che all’ultima edizione del Festival di Sanremo hanno presentato due testi molto diversi tra loro: Gianni Morandi e Massimo Ranieri.

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Quando parliamo in pubblico il target non esiste: ecco perché.

Quando parliamo in pubblico il target non esiste: ecco perché.

La parola “target”, che significa “bersaglio”, è molto usata in comunicazione, e di conseguenza anche quando ci occupiamo di Public Speaking, di arte di parlare in pubblico.

“Target” è l’alibi che spesso ci diamo per giustificare la nostra comunicazione contorta, incomprensibile, metaforica, piena di rimandi e di figure retoriche.

“Perché tanto il mio target mi capisce”. Ma questo lo decidiamo noi per gli altri.

Il target è la scusa che ci diamo per non semplificare i messaggi, per parlare con alcuni ed escludere altri, per dirci che l’altro è catalogabile sulla base di cultura, censo, caratteristiche e comportamenti.

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Perché i professionisti della psicologia non possono definirsi “esperti”

Perché i professionisti della psicologia non possono definirsi “esperti”

Di tutte le definizioni che mi danno in qualità di Dottore in tecniche psicologiche, quella di “esperto di Public Speaking e comunicazione” è quella che amo di meno.

Perché pensiamoci bene: chiunque può definirsi esperto in un determinato settore. E questo a prescindere dalla propria formazione e dal proprio percorso professionale.
 Se ci facciamo caso, sui social siamo circondati da “esperti”. Quante volte leggiamo biografie che contengono la formula “esperto in” qualcosa?

Già, ma chi attribuisce queste “patenti” ai professionisti, in modo uniforme e univoco per tutti?

Perché gli psicologi non possono definirsi esperti?

Su questo tema, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, già nel 2007 nel cosiddetto “Atto di indirizzo sulla pubblicità informativa delle attività professionali degli iscritti alla sezione A e B dell’Albo”, segnalava che agli iscritti all’Ordine degli Psicologi “non è consentito utilizzare il termine “esperto”, in quanto fuorviante per la trasparenza del messaggio”.

Anche la Commissione Deontologia dell’Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia, il 4/2/2016, nella risposta a un quesito relativo a questo aspetto, ha chiarito come il professionista della psicologia deve esibire le proprie qualifiche:

“La pubblicità informativa può indicare i titoli di studio, tra i quali <<titoli di formazione universitari post – laurea o post- laurea quinquennale o specialistica o magistrale come i corsi di perfezionamento scientifico o di altra formazione permanente o ricorrente come : “Master universitario di primo livello in…” “Master universitario di II livello in …” ai sensi della L. n. 34/1990, del DM 509/1999 e del DM 270/2004>> (art. 4).”

Perché è una precisazione importante per gli utenti

Credo queste puntualizzazioni siano importantissime: le competenze del professionista vanno documentate con gli studi, le qualifiche e le esperienze professionali, che rappresentano parametri misurabili.

Sarà l’utenza a stabilire se ritiene il dottore in

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