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La comunicazione di Giorgia Meloni: i rischi della “excusatio non petita”

La comunicazione di Giorgia Meloni: i rischi della “excusatio non petita”

Il 25 gennaio Giorgia Meloni, assieme ad altri leader del centrodestra, ha presentato la cosiddetta “rosa dei candidati” per la Presidenza della Repubblica. Lo ha fatto in una maniera un po’ particolare e in questo post cercheremo di analizzare la sua comunicazione soffermandoci sulle parole che ha utilizzato.

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Comunicazione efficace: 11 domande e risposte

Comunicazione efficace: 11 domande e risposte

Perché alcune parole sono più efficaci di altre? Quanto è importante saper creare immagini attraverso le parole, per rendere la nostra comunicazione più chiara?

Su questi e altri temi ho voluto rispondere alle domande di Pietro Fruzzetti, in una chiacchierata di oltre 53 minuti che mi ha riportato a parlare volentieri del mio primo libro del 2013, “Crea immagini con le parole“, disponibile su Amazon.

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Non è vero che il cervello non capisce le negazioni

Non è vero che il cervello non capisce le negazioni

Non è vero che il cervello non capisce le negazioni. Voglio cominciare proprio con due “non”, con due negazioni, perché è importante chiarire questo tema di cui si parla molto spesso in comunicazione.

Credo sia importante che me ne occupi, e che vi racconti le conclusioni raggiunte dalle ricerche sperimentali e dalla psicologia. E le ricerche sperimentali e la psicologia credo debbano essere considerati quando vogliamo parlare con cognizione di causa di questi argomenti.

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Come parlare in pubblico: le metafore e il presente storico

Come parlare in pubblico: le metafore e il presente storico

Da anni vi racconto quanto è importante parlare in pubblico in modo chiaro, creando immagini con le parole e preferendo parole concrete, ad alto valore d’immagine, che si riferiscono a oggetti concreti della realtà.

Perché ve lo raccomando spesso? Perché più riusciamo a essere lineari nella nostra comunicazione, meno affaticheremo il nostro pubblico. E non si tratta solo dei livelli di scolarizzazione, e di quanto le persone hanno studiato e possono fare fatica a decodificare il nostro messaggio. Si tratta dello sforzo cognitivo e di attenzione che chiediamo a chi ci ascolta.

Usare le metafore nei discorsi in pubblico? Sì, ma con moderazione

Questo è anche il motivo per cui vi ho sempre raccomandato di fare attenzione alle metafore. Le metafore, benché siano anch’esse ad alto valore d’immagine, sono “un altro modo per dire le cose”: giusto alcuni giorni fa vi facevo l’esempio della frase “Fuori da questa sala piove, ma qui dentro splende il sole”, e vi facevo notare quanta attenzione e impegno cognitivo ci vogliono per capire il significato reale di questa frase, se non ci è chiaro il contesto.

Una volta d’accordo sul fatto che le metafore possono rendere talvolta meno immediata la nostra comunicazione, resta una domanda: ci può capitare di usare delle metafore difficili da decodificare, anche quando non ce ne rendiamo conto?

La risposta è sì, e una di queste situazioni si verifica quando in un discorso in pubblico utilizziamo il “presente storico”.

Che cos’è il presente storico?

Il presente storico è un tempo verbale che utilizziamo al presente all’interno di una frase, quando in realtà ci stiamo riferendo al passato. Facciamo un esempio concreto di una frase che potremmo dire usando il presente storico. Cominciamo dicendo:

Eravamo nel 1980. Lui arriva lì, e a un

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