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Tagged ‘Psicologia del Public Speaking‘
Torno dove ho scritto il mio libro. Passi a trovarmi?

Torno dove ho scritto il mio libro. Passi a trovarmi?

Diverse pagine del mio ultimo libro, “Parlare in pubblico con la mindfulness“, sono nate durante le mie esperienze di ritiro e di meditazione presso l’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, in provincia di Pisa, il più importante centro di meditazione d’Italia.

Da tempo quel luogo rappresenta per me una fonte di quiete: è un rifugio, per tutte le volte che cerco un momento di “stacco” dai problemi di tutti i giorni.

Per questo motivo, è doppiamente un piacere per me raccontarti che sabato 27 luglio alle 21 sarò proprio lì a presentare il mio libro, in cui parlo di come gestire meglio lo stress che proviamo quando parliamo in pubblico attraverso la meditazione e le risorse del linguaggio.

Se sei in zona, ti aspetto (e anche se non sei in zona, se ti va, ti aspetto volentieri lo stesso) 😊


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Convincere gli altri dipende dagli altri

Convincere gli altri dipende dagli altri

Mi capita spesso di leggere in rete che esistono frasi e parole magiche per convincere i nostri interlocutori, sia che si tratti di vendite e di trattative, sia di altri contesti in cui risultare convincenti può essere determinante.

Eppure, se davvero esistessero parole e frasi magiche per far fare agli altri ciò che desideriamo, tutti venderebbero qualsiasi prodotto a chiunque, e qualsiasi politico vincerebbe sempre le elezioni.

In questa puntata racconto che sì, il linguaggio ci può essere utile per comunicare in modo efficace, sintetico, chiaro, e per far ricordare agli altri i nostri contenuti. Ma arrivati a quel punto, la comunicazione diventa comunque un fatto di relazione tra noi e chi ci ascolta. E non è detto che chi ci ascolta decodifichi (o voglia decodificare, per mille ragioni) il nostro messaggio necessariamente come desideriamo noi.

Perché dall’altra parte non c’è un robot, ma un essere umano con le sue caratteristiche uniche, irripetibili, che non possiamo pronosticare sempre a priori.

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Perché “mandami le slide prima dell’evento” è un concetto sbagliato

Perché “mandami le slide prima dell’evento” è un concetto sbagliato

Certe volte quando dobbiamo fare un intervento in pubblico ci viene richiesto di mandare in anticipo le slide agli organizzatori.

Premesso che in alcuni casi è indispensabile per ragioni logistiche, tecniche e organizzative, in molti altri casi prima di partire in quarta con questa abitudine potremmo fare qualche riflessione.

Se infatti è vero che è importante prepararsi, preparare dei contenuti e delle slide efficaci e ben organizzate, allo stesso tempo torno a ribadire che la relazione col nostro pubblico nasce nel “qui e ora” quando stiamo davvero parlando in pubblico.

Non possiamo cioè prevedere tutto quello che succederà, come reagirà il nostro pubblico, e come ci relazioneremo con le persone che ci ascolteranno.

Per questa stessa ragione non possiamo sapere già da prima, alla perfezione, quante e quali slide proietteremo: potrebbe capitarci di dover aprire un’altra presentazione per fare un approfondimento che non avevamo previsto, potrebbe capitarci una domanda che ci fa saltare da una slide all’altra della presentazione, potremmo averne preparare più del previsto e mostrarne la metà, e così via.

Ancora una volta, il Public Speaking, l’atto di parlare in pubblico, si realizza nel momento presente, la relazione con il nostro pubblico si crea nel momento presente, e perché no, anche la scelta delle slide da mostrare può essere legittimamente condizionata da quello che succede “qui e ora”.

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Parlare davanti alla telecamera è come parlare in pubblico?

Parlare davanti alla telecamera è come parlare in pubblico?

Quando parliamo in pubblico creiamo una relazione con chi ci sta davanti fatta di sguardi, di gesti, di voce, di parole, e veniamo ricambiati a nostra volta: relatore e pubblico si influenzano a vicenda.

Usando il linguaggio della psicologia sistemica, potremmo dire che la relazione tra chi parla e chi ascolta viene co-creata reciprocamente, attraverso una miriade di indicatori. Ad esempio: io dico una cosa al microfono, tu annuisci, io ti sorrido.

Quando ci troviamo davanti all’obiettivo di una telecamera, tutto questo improvvisamente scompare: di fronte a noi c’è una lente, e dietro quella lente, potenzialmente, l’ignoto.

Non sappiamo da chi verrà visto quel video, non sappiamo quante visualizzazioni farà, non sappiamo se e quanto verrà condiviso: quello che in un contesto di Public Speaking era davanti ai nostri occhi, quando siamo davanti a una telecamera diventa solo ipotizzabile.

Siamo però certi di una cosa: a guardare quel video, prima o poi, ci sarà comunque un pubblico. E i nostri contenuti potranno essere strutturati tenendone conto.

Ne parlo in questo estratto dal mio speech di sabato scorso a DeegiTo – Turin Digital Festival.

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